Tra intricate siepi

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    Personaggi: Breith Morarth
    Link Schede: (sono dal cell dopo modifico) :3
    Difficoltà della quest: B
     
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    Custode del labirinto


    Da tempo, ormai, in quel labirinto non vi metteva piede anima viva. Gli uomini sembravano troppo impauriti per recarsi in quel luogo, o forse erano tutti morti? Light, Shadow... tutti quanti, tutti coloro che all'epoca avevano inseguito lo stregone il cui nome regnava in quel labirinto.
    La vegetazione che che lo componeva in ogni sua singola parte si muoveva come pigra, in attesa, nonostante non ci fosse un alito di vento.
    Al suo interno, silenzio.
    Un fruscio, forse delle foglie delle alti pareti, un battito d'ali veloce che, in ugual modo, scomparve nel nulla.
    Qualcosa in realtà c'era e se ne stava in attesa, immobile, tranquilla, consapevole che prima o poi qualcuno sarebbe arrivato. In fondo, c'erano così tanti umani, al mondo, che prima o poi qualcuno doveva pur entrare lì dentro, no?
    Ed eccolo, sì, finalmente era giunto un ragazzo! Era giovane, molto giovane, forse sarebbe stato una facile preda per le creature di Nolok... Ma il suo animo era Shadow, poteva quindi essere interessante, quell'incontro, perché no? La vegetazione si mosse un po' più veloce, quasi che ella stessa si sentisse rinvigorita ed entusiasta da quell'arrivo e, una volta che il forestiero avesse messo piede nel labirinto, le pareti si sarebbero chiuse immediatamente dietro di lui, così che non potesse più uscirne.
    Non da lì, almeno.
     
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    Breith
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    Fenrir |Stregone | Livello: 9 | Scheda


    Avevo sentito parlare del labirinto di Nolok in passato, conoscevo la sua storia o meglio la sua leggenda. Mi avevano detto che pare si trovasse nei pressi del monte Elladan, guarda caso proprio dove ero di recente andato a vivere con la mia metà. Il cammino non fu particolarmente insidioso anche se il labirinto era ben nascosto tra le rocce e le fronde degli alberi. Non sapevo cosa avrei dovuto affrontare al suo interno o se ci fosse effettivamente qualcosa da affrontare, pareva non esserci entrato nessuno per decenni. Insomma il labirinto era stato quasi completamente dimenticato dai popoli di Inglor e, chi lo ricordava, ne parlava come si parla di un sogno ormai lontano di cui a stento si ricordano le caratteristiche principali.
    Io, però, avevo molto da dimostrare a me stesso ed alla mia fazione di cui ero da relativamente poco diventato guardiano. Dovevo entrare lì dentro e tastare con mano la situazione, rendermi conto di cosa ci fosse e di cosa le persone prima di me avevano affrontato. Oltre questo avevo davvero bisogno di dimostrare a tutti chi ero, da solo. Nel labirinto il mio cognome non avrebbe avuto alcuna importanza, a nessuna siepe o mostro sarebbe importato il mio cognome e nessuno lì sarebbe stato impressionato dalla mia discendenza.
    Io avevo bisogno del labirinto ed il labirinto aveva bisogno di me. Io avevo la necessità di dimostrare qualcosa, il labirinto doveva essere ricordato aveva dormito per ormai troppo tempo e doveva sgranchirsi le foglie.
    Così rimasi immobile davanti l’entrata ad arco per qualche lungo momento. Le siepi erano ferme, sembravano morte. Magari il labirinto era morto davvero, dopo tutti quegli anni di quiete.
    Mi feci coraggio ed entrai, a passo deciso, osservando poi le siepi chiudersi alle mie spalle lasciando scomparire l’unica via d’uscita che conoscevo.
    -Fantastico.-, dissi.
    Se Amanda avesse saputo mi avrebbe ucciso, riportato in vita ed ucciso di nuovo, -Sto facendo la cazzata più enorme della mia esistenza.-, ma ormai era andata, così andai avanti, prendendo qualche svolta a caso aspettando la prossima mossa del labirinto.





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    CITAZIONE
    equipaggiamento: Amuleto della paura: Onice Nera incastonata
    [Onice nera: Spinge l’individuo a raggiungere i propri obbiettivi con saggezza e costanza. Rafforza il senso di responsabilità]
    -Spada: 90 cm
    -Pugnale: 25cm
    -Anello dono si Ametista alla sua nomina a Guardiano, serve ad avvisarlo quando qualcuno della sua fazione è in serio pericolo

    oggetto catalizzatore: Runa tatuata sul dorso della mano sinistra. [Hagalaz: runa dei cambiamenti positivi o negativi. Potere, allerta, rottura. Cristallo associato: Onice.]
     
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    Chi era questo ragazzo così coraggioso, o forse stupido, che si era avventurato all'interno di quel labirinto? Mmm... Sì, di coraggio ne aveva da vendere, ammirevole e magari meno idiota di quanto si potesse credere ma solo il tempo ne avrebbe dato conferma.
    Oh, Breith Morarth, non sai quanto hai ragione. Entrare lì dentro, è stata la tua idea più stupida e ne pagherai le conseguenze, puoi starne certo.

    Il labirinto lasciò che il ragazzo muovesse i primi passi prima di decidere il da farsi, voleva giocare con lui e divertirsi, erano anni che non ne aveva la possibilità, non se lo sarebbe lasciato scappare di certo. Ucciderlo subito non avrebbe portato divertimento e soddisfazione a nessuno, inoltre la noia avrebbe ripreso subito il sopravvento su quel luogo dimenticato dai più.
    Ma ecco, era ora. Che i giochi abbiano inizio.

    Breith non fece che qualche svolta tra le vie del labirinto prima di sentire una voce a lui familiare che lo chiamava con urgenza. Era una donna, il tono lasciava trasparire rabbia e dolore. Breith! Continuava a chiamare l'araldo luminoso, avvicinandosi sempre di più al ragazzo e, quando le loro strade si incrociarono, lui potè notare il volto stravolto di Tàigara. I suoi erano arrossati, aveva chiaramente pianto, ma ora nel suo sguardo non v'era altro che disprezzo e rabbia. Il dolore era stato nascosto, sepolto ben in profondità per poter affrontare il giovane che ora si trovava davanti a lei.
    Come diavolo ti è venuto in mente di venire qui dentro, in questo momento, come? Gli urlò contro stringendo i pugni. Aveva la sua spada legata al fianco ed i pugnali da lancio che le aveva regalato Amanda nascosti dietro la schiena. Non hai idea di cos'è successo, vero? Gli domandò scrollando lentamente la testa ed avvicinandosi a lui lentamente. Una delle tue sorelle ti ha seguito, ti ha visto entrare qui ed è andata a cantarlo a tuo fratello Creig, come lui stesso ha tenuto a dire. Una piccola pausa. Lui ha riunito gli Shadow, ha detto che eri una marionetta nelle mie mani e loro gli hanno creduto, Breith, lo hanno scelto come loro Guardiano. Al tuo posto. E sai cos'hanno fatto per vendicarsi di te e di me? Tàigara strinse i denti, stava cercando di non attaccare il ragazzo, non ancora almeno, ma la sua furia era tale da farle piantare le unghie nei palmi delle mani fino a far fuoriscire sangue. Sai come tuo fratello ha deciso di punire il Guardiano venduto alla luce? Hanno attaccato la mia casa.... Il dolore ebbe la meglio per un attimo, l'araldo luminoso chiuse gli occhi per tentare di riacquistare il controllo. Poi puntò nuovamente lo sguardo su Breith. C'era solo Amanda... Disse il nome della giovane strega in un soffio, faceva fatica a continuare.L'hanno...l'hanno uccisa, Breith! Urlò dando sfogo al dolore ed alla disperazione. L'hanno uccisa ed è solo colpa tua!







    Edited by ~Morgana~ - 27/10/2017, 20:10
     
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    Breith
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    Mi sarei aspettato dal labirinto una discreta ferocia e violenza al momento del mio ingresso. Rimasi invece negativamente sorpreso dalla calma piatta che mi avvolgeva da ormai troppo tempo. Avevo mosso ben più di qualche passo all’interno del labirinto, eppure ancora nulla era successo, non avevo ancora visto un ramo muoversi o qualche creatura correre tra le siepi. Quasi ero deluso, deluso per tutte le aspettative che mi ero fatto e quello che invece mi stavo trovando ad affrontare, cioè niente. Ovviamente io non potevo sapere di star giungendo a conclusioni affrettate.
    Mentre ancora camminavo per le strade intricate del labirinto, ecco una voce femminile molto familiare giungere alle mie orecchie. Inizialmente rimasi immobile, come a voler sentire meglio, ma non fu necessario dato che da dietro un angolo ecco spuntare Tàigara. Il volto della donna era stravolto, come divorato dal dolore e dalla collera. Avrei voluto chiederle qualcosa ma non mi diede tempo, dato che prese parola immediatamente. Mi urlò letteralmente in faccia tenendo i pugni serrati, mossi un passo indietro istintivamente, -Ma quale momento? Sono partito nemmeno tre ore fa ed era tutto normale!-, urlai a mia volta, indicando l’esterno con un cenno della mano. Non avevo idea di cosa stesse dicendo l’araldo e non avevo nemmeno idea che quello fosse uno scherzo del labirinto, per quel momento diedi per scontato che Tàigara fosse reale esattamente come l’avevo vista tempo prima a casa sua. Mi chiese se avessi idea di cosa fosse successo, ovviamente no e così le risposi. Io ero in viaggio da ore e non avevo idea di cosa fosse accaduto e dove, soprattutto. Diedi per scontato che il tutto fosse accaduto in quell’arco temporale, riguardo Tàigara poteva avermi raggiunto con un portale dell’alba o volando. Mi disse, avvicinandosi, che una delle mie sorelle mi aveva seguito ed era andata poi a raccontare tutto a mio fratello Creig. Rimasi un attimo di sasso alle parole della donna dai capelli bianchi. Mia sorella Savannah, perché era lei di solito a seguire noi fratelli, non aveva idea di dove io fossi in teoria ma accettai l’idea che potevo essere io ad ignorare questa sua conoscenza, poteva avermi seguito in precedenza ma mi avrebbe accennato ad Amanda, alla mia nuova casa misteriosa e tutto il resto. Sul fatto che fosse poi tornata indietro a raccontare tutto a Creig, invece, ebbi dei serissimi dubbi per una questione di tempi di percorrenza. Non ebbi però tempo di fare calcoli, visto che la donna incalzò con il suo racconto dopo una brevissima pausa. Mi disse che mio fratello aveva radunato gli Shadow, lavoro che avevo già fatto io quindi di certo poteva averci messo relativamente poco, ed era stato successivamente eletto Guardiano al mio posto dopo aver detto che io ero una marionetta dei Light. Proprio come aveva detto l’araldo qualche settimana prima a casa sua. Quindi era successo davvero? Non ero riuscito a mettere a tacere le malelingue che altro non aspettavano che il Creig di turno che li facesse rivoltare contro di me. L’araldo intanto non ebbe pietà del mio cervello intento ad assimilare tutta quella roba e proseguì nel suo racconto, facendomi domande a cui non dovevo dare risposta. Ero confuso come forse non lo ero mai stato prima. Quando mi uscirono le ali la prima volta la mia mente era meno annebbiata. Non sapevo se essere arrabbiato, triste, credere a quello che stava succedendo o meno. Sapevo che il labirinto era ingannatore ma la donna lì davanti a me era così dannatamente reale in tutto. Nell’aspetto, nei modi di muoversi, di parlare, non c’era niente che non fosse in armonia con quello che era davvero la Tàigara che avevo conosciuto ed avevo visto tempo prima. Osservai le mani della donna, erano sporche di sangue. Solo poco dopo mi resi conto che era il suo stesso sangue, uscito dalle sue palme a forza di tener serrati i pugni. La osservai quindi, con una strana ansia, cosa diamine poteva essere successo di così terribile? Poi concluse il suo racconto ed io rimasi in silenzio con gli occhi fissi su di lei. Quando qualcuno muore si fa fatica ad accettarne la morte e per me quella morte di Amanda non poteva essere reale, avrei dovuto vederla morta per crederci, perché io non potevo accettare che fosse davvero morta per colpa mia. No, non era una cosa che potevo prendere in considerazione. Nonostante la pugnalata a ripetizione che mi dilaniava il petto non versai lacrime, perché a quel punto avevo altro a cui pensare.
    -Allora andiamo a fargli il culo maledetto Kalien!-, dissi, muovendo un passo indietro, come a voler lasciare il labirinto per andare a sistemare la situazione e a vedere con i miei occhi cosa fosse successo, -E’ inutile che mi strilli addosso grandissima stronza! E’ colpa anche tua tutto questo!-, la voce della rabbia spesso parla da sola, senza che si ragioni prima. La colpa non poteva essere di Tàigara, nonostante io la credessi fin troppo presente in certe occasioni. Mi girai, camminando verso l’uscita, o almeno verso quella che ricordavo essere la strada per l’uscita.
    Il mio cervello intanto non funzionava praticamente più. Se Amanda fosse stata davvero uccisa? Se l’avessi trovata morta? Tantissime domande a cui non potevo darmi risposta che mi facevano letteralmente impazzire. Sentivo la testa pesante, confusa. Io non credevo senza vedere ma solo l’idea che tutta quella storia fosse vera mi fece venire il mal di stomaco quasi dovetti fermarmi, poggiandomi contro un muro di siepe, per via del vomito che mi saliva dal nervosismo.




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    Breith era rimasto confuso e perplesso nel vedere arrivare l'araldo luminoso, di certo non si aspettava di vedere la donna ma qualche mostro, ovviamente, come tutti. Come biasimarlo? Quel labirinto aveva una certa fama mica per niente.
    Sembrava non sospettasse minimamente che quella non fosse la vera Tàigara, ci era cascato con tutte le scarpe, per ora. Chissà se il gioco avrebbe retto?

    Tre ore? Chiese esterrefatta la donna, abbandonando per un istante il tono aggressivo, sorpresa da quelle parole. Breith, sei sparito da almeno dodici ore. Nessuno ti ha visto tornare e le parole di tua sorella hanno assunto un solo significato: eri morto. Nessuno aveva mai detto al ragazzo che nel labirinto il tempo passava in modo diverso che nella realtà? No? Oh, beh, poco importava, forse non era nemmeno vero, forse il labirinto stava inventando tutto.
    O forse no.
    Alle parole successive della donna, il labirinto poteva quasi vedere la mente del ragazzo lavorare in fretta e furia per trovare una spiegazione logica. Davvero la sorella Savannah lo aveva seguito? Da quando? Perché non gli aveva detto nulla? Mille dubbi potevano riempire la mente del giovane ma mai quanti poteva provarne da li a poco.
    Aaah, dolce, dolcissimo sapore del dolore. Il labirinto poteva quasi assaporare quel sentimento con la sua strana capacità diabolica e rimase estasiato, nutrendosi della reazione di Breith che ancora non riusciva a staccare gli occhi di dosso dall'araldo. Era come se tutto in lui si fosse bloccato per un istante, incapace di credere alle proprie orecchie? Amanda morta? La sua strega bianca, quella sciocca, piccola e fragile ragazzina era morta?
    E' colpa tua. Ripeté Tàigara, facendo un passo avanti. L'aria attorno ai due iniziò a diventare pesante, sembrava quasi gravare su quella situazione, opprimendo Breith ancora di più. Era come se avesse dei piccoli tentacoli invisibili che si stringevano attorno al cuore del ragazzo, facendolo sentire sempre più giù di morale.
    Amanda era morta. Lui non aveva più la sua carica di Guardiano nè la sua compagna. D'ora in poi sarebbe vissuto da solo in quella bella casa in montagna, magari pensando a quanto sarebbe potuto accadere, a caso avrebbe potuto costruire insieme alla strega... Forse, una famiglia?

    Finalmente Breith si riprese ed il labirinto ne fu felice. Se si fosse arreso così presto ci sarebbe rimasto molto male, il nuovo guardiano Shadow non poteva essere così deludente.
    Tàigara lo lasciò urlare ma la sua voglia di vendicarsi su di lui non era di certo passata, anzi. Quando il giovane le diede la colpa della morte di Amanda, l'araldo perse la testa e, mentre lui si voltava, lei camminò verso di lui eliminando la distanza che li separava, lo afferrò con la mano destra da una spalla e lo fece voltare malamente. Non gli diede il tempo di reagire che subito lo prese per il collo con l'altra mano, stringendo con forza, e sollevandolo di peso a qualche centimetro da terra.
    Il suo viso era una maschera di rabbia che il ragazzo non aveva mai visto. Quella era la prima volta che vedeva Tàigara davvero fuori di sé. A confronto, la sera di qualche mese prima al verde mirtillo non era niente, solo una ramanzina. L'araldo stringeva i denti come se stesse ringhiando, gli occhi ridotti a due fessure erano inchiodati a quelli del ragazzo, che avrebbe potuto notare l'assenza quasi totale di autocontrollo della donna. Forse non hai capito... Disse parlando piano e con un tono freddo e basso. Io non sono venuta qui per andare ad ammazzare gli altri, quelli sono già morti. Tàigara fece una piccola pausa, avvicinando il suo viso a quello di Breith, risultando ancora più pericolosa. Sono venuta a cercarti per finire il lavoro. E così dicendo diede un'ultima stretta al collo di Breith per poi scaraventarlo a terra, nella polvere del labirinto ed estrarre la spada con la mano destra. Ma non temere, piccolo bastardo, ti farò soffrire quanto ha sofferto lei. Fece due passi indietro e diede al ragazzo il tempo di alzarsi. Gli avrebbe concesso solo quello. Alzarsi.
    Il labirinto sperò solo che quel giovane Guardiano fosse veloce, altrimenti Tàigara lo avrebbe finito troppo in fretta. Anche se era un'imitazione, era pur sempre una donna impulsiva.





     
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    Breith
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    Dodici ore. No, non era possibile. Non era davvero possibile che fossero passate dodici ore dalla sua partenza. Non aveva idea di come scorresse il tempo tra quelle siepi malefiche, aveva solo sentito parlare del labirinto e non sapeva davvero come funzionava, non fino in fondo. Tàigara proseguì nel suo dire dicendo che addirittura mi avevano dato per morto. La testa mi cominciava a scoppiare, troppe informazioni in poco tempo. Sentivo le tempie pulsare per via della rabbia o forse per colpa del vomito che stavo cercando di trattenere a causa del nervosismo ma continuavo ad avvertire una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse osservando e stesse ridendo di me.
    Ma poi perchè Tàigara era lì? Mentre ancora la mia testa cercava di mettere in ordine tutti gli avvenimenti che mi aveva descritto, un nuovo dubbio andava lentamente ad insinuarsi nel mio cervello. Perché mai non era rimasta lì a rimettere insieme i cocci ma era venuta fino al labirinto lasciando tutto così al caso, con gli Shadow a quanto pare in massa ed armati dentro le mura cittadine, per venire a fare la ramanzina a me?
    Per quanto fossi confuso avevo la sensazione di qualcosa di strano, qualcosa che stonava e che non mi tornava. Se davvero mio fratello aveva riunito gli Shadow ed era andato da Tàigara per ucciderla, quindi era entrato a Royal Mile a passo di guerra, in primo luogo avrebbe ucciso chiunque e, seconda cosa, solo un completo decerebrato avrebbe lasciato la città con lui a zonzo per le strade.
    L’araldo, poi, mi si avvicinò con aria minacciosa ricordandomi di nuovo che la colpa di tutto fosse mia e solo mia. C’era ancora qualcosa che non mi stava tornando, ma aggrottai comunque le sopracciglia dimenticando la mia confusione, -Sei diventata ripetitiva.-, dissi scocciato. Se davvero la situazione era così critica come diceva perché eravamo ancora lì dentro a fare gli imbecilli e non andavamo via per sistemare tutto? Tutto mi sembrava così strano e così assurdo ma forse era perché dovevo ancora assimilare l’idea che Amanda poteva essere morta davvero. Ci avrei creduto solo dopo aver visto il cadavere e forse nemmeno quello mi sarebbe bastato. Non avevo mai pensato alla morte di Amanda e, forse, la vedevo come una cosa così impossibile che il mio cervello non poteva accettare di crederci e basta, sulla parola. Mio fratello, mia sorella e la mia carica persa erano problemi secondari, potevo vivere senza loro e senza carica come avevo già fatto per molti anni della mia vita, forse stando anche meglio, ma la morte di Amanda mi avrebbe davvero distrutto e tutto questo perché, forse, mi ero ormai convinto di essere in parte colpevole.
    Quando mi voltai per uscire dal labirinto non avvertii i passi dell’araldo sul suolo muoversi verso di me, non ci feci assolutamente caso fino a quando non mi posò con rabbia la mano sulla spalla facendomi voltare in malomodo. Avrei voluto mollarle un pugno in faccia ma non me ne diede il tempo. Mi afferrò per il collo con l’altra mano e mi sollevò letteralmente da terra. Fu più lo stupore a colpirmi che la stretta al collo. Sapevo che Tàigara era forte, per carità, ma io non ero di certo un fuscello. Sollevarmi in quel modo era una cosa che nemmeno mio padre poteva fare, perché non era abbastanza forte per farlo. Non poteva star succedendo davvero, mai nella vita.
    -Mi sembra eccessivo…-, le dissi forse in un moto di ironia venuto direttamente dalla paura stessa della morte. Ad ogni modo, paura o ironia o meno, Tàigara non poteva essere così forte da alzarmi da terra per il collo senza fare il minimo sforzo quindi era ovvio che effettivamente qualcosa che non andava c’era. E se il labirinto non mettesse in gioco solo mostri e creature? Se quella fosse una qualche sorta di illusione generata dal labirinto stesso? Poteva essere.
    Non contenta di avermi sollevato e stritolato il collo mi scaraventò anche per terra con violenza. No, non c’era dubbio, era decisamente troppo forte per poter essere vera.
    Vera o illusione, se voleva la rissa e il sangue quelli avrebbe avuto. Non era nei miei programmi uccidere Tàigara ma onestamente a quel punto la mia vita non sarebbe potuta andare peggio, punto. Mentre mi alzavo portai la mano destra alla spada e la estrassi dal fodero, così una volta in piedi sarei stato già pronto per affrontare la donna, o quello che sembrava essere una donna.




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