[MINI-QUEST] Forte e chiaro III

in trappola

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    [MINI-QUEST] Forte e chiaro II, l'adescamento.

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    Precedetti l'araldo a passo svelto mentre mi tormentavo le mani preoccupata per la vita del mio caro fratello e, mentre la guidavo per le vie della città, iniziai a raccontarle quello che era accaduto. Saggiamente, non aveva voluto aspettare oltre e perdere altro tempo alle mura e ciò andava a mio favore.
    Devo anche ammettere che nel mentre mi chiesi che tipo di donna fosse realmente. Aveva detto di volersi impelagare da sola in quella faccenda, non voleva aiuti, non aveva sentito nulla di quello che avevo da dire, niente che smentisse ciò che il soldato le aveva detto precedentemente. Era una credulona in buona fede, una che si sentiva decisamente troppo superiore alla media (e forse a ragione) o cosa? In genere perdevano tutti tempo a cercare di capire dal racconto cosa fare... Lei era partita e tanti saluti.
    Stavo andano a trovare mio fratello, iniziai a dire facendo a ritroso la strada che avevo percorso poco prima. Ma quando sono arrivata da lui l'ho trovato a litigare con degli uomini, non ho capito per cosa. Svoltai in una via a sinistra, poi ancora dritto. Guardavo l'araldo giusto il tempo di accertarmi che non fosse rimasta indietro e perché vedesse la mia espressione impaurita, così da rendere il tutto più autentico. La situazione è subito peggiorata ed hanno iniziato e picchiarsi. Uno di quegli uomini ha preso mio nipote ed io ho tentato di fermarlo aggrappandomi a lui ma mi ha spinta via e sono caduta a terra.
    Ancora un paio di svolte ed eccoci arrivati davanti la casa dove doveva essere accaduto il tutto. C'era un vaso rotto sotto una finestra del pianterreno e qualche goccia di sangue un po' più in là. Era solo sangue di topo, niente di che ma speravo potesse bastare. Di sgozzare qualcuno solo per attirare l'araldo in trappola non mi andava e di certo non avrei usato il mio. Speravo solo che non avesse anche un olfatto tale da capire la differenza tra sangue animale e quello umano. Sarebbe stato davvero troppo.
    Le feci un cenno con una mano indicando l'abitazione. E' successo qui. Ed in giro a quell'ora, in quella piccola via non c'era nessuno a poter smentire la storia. Chi mai sarebbe rimasto in un luogo dove shadow avevano appena rapito due onesti cittadini, di cui uno così piccolo? Mio nipote urlava, continuai piangendo ed ascigandomi le lacrime con una mano di tanto in tanto. Mio fratello ha provato a fermarli ma l'hanno colpito. Pensavo... Attimo di sospense guardando il terreno di fronte ai miei piedi, poi alzai nuovamente lo sguardo come se stessi rivivendo la scena nella mia mente. Pensavo fosse morto ma uno di loro ha detto che poteva ancora essere utile e l'hanno portato via. Ripresi a camminare e portai l'araldo all'imbocco di un vicolo cieco non troppo distante, giusto una ventina di metri appena. Li ho visti entrare lì ma non ci sono porte, non c'è nulla! Guardai in modo supplichevole la donna - pensando che mai avevo supplicato qualcuno - ed ancora una volta la pregai affinché mi aiutasse.

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    Edited by Tonari no kokoro* - 10/6/2017, 11:28
     
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    La donna mi guidò subito fuori dal Bastione, dopodiché scendemmo dalle mura per imboccare i sentieri della capitale, che si facevano via via sempre più piccoli. Durante il percorso a piedi, a passo decisamente svelto quasi al limite della corsa, la donna mi raccontò alcuni dettagli in più sull’accaduto. Appresi della lite di suo fratello, la cui motivazione le era sconosciuta, che sfociò immediatamente in uno scontro a cui lei tentò di porre fine ma senza successo. Uno degli uomini oltre al fratello aveva preso il nipote, dopo aver mandato a terra la donna, dopodiché erano svaniti come nel nulla in direzione di quello che appariva come un vicolo cieco. Sul terreno davanti alla casa dove mi aveva portata c’erano delle gocce di sangue, che esaminai subito con occhio clinico. Sapete di chi è questo sangue? Le chiesi, per sapere se avevano ferito il fratello o il nipote, o anche se quel sangue fosse suo. Era piuttosto scuro, il che mi suggeriva che provenisse da un’arteria… Se fosse stato vero avrei avuto molto meno tempo di quel che in realtà mi sarebbe servito per raggiungerli e curarli. Soprattutto se apparteneva al nipote. Fortunatamente erano scarse, sinonimo che la ferita non doveva essere né troppo profonda né troppo grave.
    Per caso sa se suo fratello ha qualche potere o abilità? Voglio solo sapere se è in grado di guadagnare del tempo. Specificai subito dopo la domanda: non era mia intenzione tirarmi indietro proprio in quel momento, una volta arrivata fino a quel punto. Intanto mi avvicinai al muro che mi aveva indicato. Ad una prima occhiata effettivamente sembrava solo un muro, ma doveva per forza esserci nascosto un passaggio per le Necropoli. Ero da troppo tempo in città per non sapere che le entrate segrete a quel dedalo di gallerie sotterranee erano disseminate letteralmente ovunque. Quell’entrata doveva essere relativamente recente perché ero sicura di non averla mai usata, ma la mia ultima “visita” alle Necropoli risaliva a prima del secolo buio ed era… Un bel po’ di tempo, anche per i miei standard. Soprattutto considerando quanto veloci erano gli Shadow, Vampiri in primis, a creare nuovi tunnel e passaggi. Dalla mia scarsella tirai fuori il mio piccolo pugnale e, col manico, iniziai a picchiettare la superficie della pietra per ascoltarne il suono prodotto. Non ero per niente immune alle lacrime di quella donna, anzi, ma la fretta che quelle gocce di sangue mi avevano messo mi faceva agire più alla svelta e non avevo tempo per curarmi del suo pianto. Tuttavia non volevo sembrare insensibile. Mi perdoni, nella fretta ho scordato di chiederle il suo nome. Le chiesi, mentre iniziavo ad esaminare il muro a partire dall’estrema sinistra, nel punto dove iniziava il muro di un’altra casa, spostandomi un passo alla volta verso destra. Farò tutto quello che è in mio potere per riportarle suo fratello e suo nipote sani e salvi, è una promessa. Ovviamente non era una garanzia, ma sempre meglio che niente. La famiglia viene prima di tutto, no? Ancor prima della salute.
    Finalmente il muro suonò cavo. Calò il silenzio. Io mi fermai ad osservare le pietre che lo componevano… La differenza era veramente sottile, tuttavia ora mi era percepibile quanto, a partire da una certa linea di mattoni, la superficie fosse più liscia e dunque più nuova. Osservando per terra, poi, un paio di mattonelle erano visibilmente più usurate rispetto a tutte le altre, il che era sinonimo di un passaggio piuttosto frequente. Cercai sulla destra un mattone che potesse funzionare da “interruttore” per aprire il passaggio, e lo trovai dopo pochi secondi: era ad un’altezza perfetta, quella del gomito, e leggermente scavato al centro. Feci pressione nel suo centro e questo subito si mosse verso l’interno del muro. Subito dopo sia io che la donna sentimmo distintamente il rumore prodotto da vari ingranaggi in movimento e, dopo uno scatto, una parte del muro della grandezza di una porta fece come un balzo indietro, per poi scivolare di lato e rivelare un passaggio. Non calò nemmeno un granello di polvere, il che mi confermò che quell’entrata doveva essere sia recente che molto usata. Ancor prima che il passaggio fosse totalmente aperto scattai di lato, e intimai alla donna di fare lo stesso, dopodiché una volta aperto controllai che fosse sgombro da cattive sorprese.
    Molto bene, ora posso mettermi sulle loro tracce. Proseguirò da sola, lei può tornare in casa – che, a proposito, le consiglio di cambiare – oppure al Bastione se lì si sente più al sicuro. Le consigliai, avvicinandomi a lei e posandole delicatamente una mano sulla spalla per tentare di esserle di conforto.








    CODICE ROLE SCHEME © dominionpf


    Equipaggiamento.
    Contenuto borsa (incantesimo tasca incantata): daggertail, lancia del rinnovo, arco della linfa e 20 frecce, katana Sakurajima, anello catalizzatore, spada Xerxes, spade gemelle uncinate, coppia di Sai, Talismano Samaire, gioiello miracoloso, 2 oggetti catalizzatori, amuleto del supporto, pozione della concentrazione, pozione termica, polvere del sonno, 2 antidoti.
    Indosso: tatuaggi catalizzatori sulle palme delle mani, Monile Solaris, cintura con borsa incantata, cintura con 3 borracce piene d'acqua, corpetto leggero di cuoio, anello del Guardiano, pugnale.

    Poteri passivi sempre presenti.
    Cacciatrice di taglie.
    - Livello 0 Forza superiore a quella di qualunque altra razza di pari livello, o di livello 1.
    Ne consegue che un Cacciatore resta sempre due volte più forte fisicamente delle altre razze in condizione di pari livello.
    - Livello 6 RANGER - Percezione del pericolo. [Passiva, sempre presente]
    Il cacciatore sviluppa un istinto di sopravvivenza superiore ai comuni esseri umani, il che lo rende capace di prevedere alcuni tipi di attacchi o comunque avvertire quando si ritrova ad essere “preda” di qualcun altro. Se un personaggio è troppo veloce per lui, o troppo forte, o attacca in maniera così abile da essere impossibile da schivare nonostante il personaggio SAPPIA che gli sta per succedere qualcosa, non sarà comunque in grado di farcela (se per esempio il vampiro lo attacca alle spalle, lui saprà di essere in pericolo e tenterà al massimo di limitare il danno abbassandosi/rotolando in avanti).
    - Livello 9 RANGER - Miglioramento nell’abilità con le armi. [Passiva, sempre presente]
    Parata rapida con qualsiasi tipo di arma, che siano daghe o una grande spada a due mani, si riesce a parare anche subito dopo un attacco senza avere nessun sbilanciamento. La capacità di generare un’onda d’urto che disarmi il nemico sale a 2 volte per role, e può essere conseguente anche ad una parata.
    Oris.
    - Livello 0 Legame naturale [Passiva, sempre presente]
    Il principio del legame fra natura e Oris, spirito derivato dall'unione fra l'umano e il creato, si manifesta nella rigenerazione delle ferite. Questa sarà costante, sebbene particolarmente lenta e legata soprattutto alle ferite di entità minore. Oltre a quello, saranno dotati della capacità di attaccare e difendersi mediante evocazione di radici dal terreno, non paragonabili ad armi ma comunque sufficientemente solide e resistenti.
    - Livello 1 Occhi della foresta [Passiva, sempre presente]
    L'Oris diviene capace di percepire gli esseri viventi grazie al rapporto con la natura, come se condividessero i cinque sensi con quelli degli alberi e del vento nell'area. I Sicari di livello pari o superiore sono capaci di esulare da questa 'vista'.
    - Livello 8 SIMBIONTE DELLA NATURA - Vigore della natura [Passiva, sempre presente]
    Il dominio della natura aumenta spropositatamente, sia in termini di area ricoperta dal controllo che dalla forza di ciò che viene controllato. Le radici che l'Oris utilizza raggiungono spessore che si avvicina anche alla ventina di centimetri di diametro, divenendo esponenzialmente più pericolose, già più vicine all'acciaio come resistenza.
    Strega Bianca.
    - Livello 0 Sete di Conoscenza [Passiva, sempre presente]
    Ormai pronto, il mago abbandona la tonaca dell'apprendista. Ora è in grado di leggere correntemente gli incantesimi del Grimorio e di farne uso secondo la sua volontà.

    Poteri personali.
    Livello 5 Lingua madre [passiva, sempre presente].
    La sua lingua madre è la madre di tutte le lingue e questo la rende in grado di comprendere e replicare ogni lingua, anche se fino a quel momento le era totalmente sconosciuta. Per fare ciò, però, deve prima sentir pronunciare qualche frase nella lingua in questione; più la sentirà usare e più la sua replica sarà migliore.
    Livello 10 Guarigione e sacrificio [2 volte a discussione per ferite lievi, 1 volta a discussione per ferite gravi].
    L’unione tra il ruolo di Bianco Vessillo e il grande studio delle Arti Curative ha dato come frutto questo potere che le permette di poter guarire altre persone, tramite il contatto diretto delle mani. Nel caso in cui l’altra persona riporti ferite molto gravi, o sia vicina alla morte, Kida può decidere di sacrificare la propria energia personale per permettere all’altro di guarire o, quantomeno, di sopravvivere.

    Perks.
    Kida è sempre stata famosa per essere una “testa calda” e questa sua caratteristica non è riuscita a correggerla con gli anni, o almeno non del tutto. Non è in grado di ragionare a mente fredda se una delle persone sotto la sua protezione è in grave pericolo, proprio per questo agisce in modo impulsivo e spesso violento.
    - Malus impulsività
    Kida ha passato la maggior parte della vita a combattere e, successivamente, a dirigere armate in battaglie che spesso l’hanno vista come vincitrice. Grazie alla pratica e all’esperienza è diventata un’ottima stratega.
    - Bonus strategico
    Proprio grazie al suo frequente ruolo di comandante ha imparato a conquistare e mantenere la fiducia degli uomini e delle donne al suo seguito. Ha “affinato” questa tecnica anche in campo politico.
    - Perk carismatico
    Allenata fin da piccola alla lotta corpo a corpo e con ogni genere di arma, ma soprattutto con la lancia, e avendo una grande passione per scalare alberi e pareti, ha imparato ad essere molto agile e scattante.
    - Perk agilità
    Proprio perché fin dalla tenera età è stata abituata ad usare più discipline contemporaneamente, ha sviluppato una grande concentrazione che le permette di combinare e usare insieme attacchi di diversa natura.
    - Perk concentrazione


    Edited by Tonari no kokoro* - 13/6/2017, 11:44
     
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    L'araldo luminoso era stato attento ad ogni mia parola come ci si aspettava da una donna come lei e quando arrivammo davanti alla casa esaminò tutto con occhio critico. Sangue compreso. Scrollai la testa, dicendole che non ne avevo idea, nello scontro avevo mio fratello sanguinare dal naso così come uno degli aggressori da un taglio sullo zigomo. Mio nipote non era stato picchiato, aveva ricevuto giusto qualche spintonata ma niente di più... oltre al rapimento.
    No, è solo un ragazzo comune. Aggiunsi in merito alle possibili abilità del giovane. Sarebbe stato forte dirle "Sì, è morto come me e nonostante tutto se ne va in giro" ma non era il caso. Io ero solo una giovane povera fanciulla bisognosa d'aiuto. Che schifo. Se non fossi stata pagata molto bene col piffero che avrei accettato quella parte. Mi venne quasi da alzare gli occhi al cielo ma non lo feci, il piano stava procedendo bene e non mi andava di rovinare tutto proprio ora.
    La guardai esaminare il vicolo e le sue pareti alla ricerca di un passaggio segreto e scommisi con me stessa che sul tempo che ci avrebbe impiegato a trovarlo. Mi chiamo Sara. Le risposi con un flebile sorriso. Non era brutto come nome ma non me ce lo vedevo addosso. E poi Morrigan aveva una storia ed suo perché... Sara era solo... Boh, Sara. Insignificante e privo di personalità.
    Sì, la famiglia prima di tutto. Mi ripetei pensando alla mia vera famiglia. Se oggi ero quello che ero, lo dovevo proprio al mio attaccamento alla famiglia. Alcuni lo giudicavano patetico, una debolezza. Ma non sapevano, non capivano, che se combatti per qualcuno oltre che per te stesso, hai molti più motivi per voler vincere. E per non morire. Io vivevo per mio fratello ormai, così come lui viveva per me. E solo dopo per la sua compagna.
    Annuii distrattamente alla donna mentre questa trovava il passaggio per la Necropoli e quando poggiò la sua mano sulla mia spalla le risposi che sarei andata al bastione. State attenta, vi prego. Tanto fra cinque minuti ci rivediamo.

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    Il mio cervello venne attraversato da un lampo quando la donna, Sara, mi disse che suo fratello era un ragazzo comune. Dunque non era un Light. Che lo fosse invece il nipote? E se sì, perché non me lo aveva detto? Il nipote era forse utile proprio perché Light? Avrebbe avuto senso se avessero voluto chiedere un riscatto. Dovevo capire se le prime parole riferitemi di Aaron, nella fretta, erano errate oppure se davvero qualcosa non quadrava. Non si fosse trattato di Light in pericolo ma di semplici cittadini la Guardia Grigia certamente non avrebbe chiesto il mio intervento… Questi dubbi regnavano nei miei pensieri mentre avanzavo nella densa oscurità delle Necropoli.
    Quando avevo posato la mano sulla spalla di Sara il freddo della sua pelle non passò inosservato. Avevo sentito la sua pelle fredda anche al Bastione, quando l’avevo toccata per assicurarmi che non fosse ferita, ma ora aveva corso e avvertire un minimo di calore sarebbe stato normale… O forse no, in effetti. Purtroppo l’assenza di ferite, una bella pelle e un corpo con probabili forti problemi di circolazione sanguigna non mi erano sufficienti a confermare la natura di Vampiro di una persona. Fossi stata in un bosco o in aperta campagna certamente lo avrei capito, anche a metri di distanza, ma in piena città era tutt’altro discorso. Tuttavia una volta che Sara mi disse che sarebbe andata al Bastione mi separai da lei, e mi concentrai sulla porta che dava accesso al tunnel.
    Al ritorno certamente non avrei voluto perdere tempo a cercare l’uscita. E anche se avessi deciso di non tornare di lì era bene che quell’accesso fosse evidente: era troppo vicino al centro abitato per i miei gusti, davvero troppo comodo per delinquenti e assassini. O rapitori. Sistemai il pugnale tra la cintura e la schiena, in orizzontale in modo che si camuffasse alla perfezione. Cercai la coppia di Sai all’interno della mia scarsella e ne posizionai le lunghe punte tra i mattoni della porta e quelli del muro, così da fare leva e scardinare la porta che rovinò sulla parete opposta del tunnel. Non impiegai molta forza, tuttavia fu un’accortezza efficace poiché la galleria era avvolta dall’oscurità. Sistemai i Sai sui miei fianchi, inserendoli nella cintura sotto la lunga giacca, cominciai il cammino. Non fu difficile scegliere la direzione da prendere: era unica, ed era verso nord nord-ovest. Non accesi luci per non essere individuata prima del tempo e tentai di produrre meno rumore possibile, sia alleggerendo il mio passo che controllando il mio respiro. Anche se indubbiamente il casino provocato dalla porta aveva già fatto tutto il lavoro.
    Se dapprima la presenza di sangue aveva catalizzato la mia attenzione, ora la sua assenza gridava incoerenza. Se davvero il fratello di Sara (sempre che fosse davvero il suo nome) era stato colpito al naso ed uno dei rapitori aveva uno zigomo ferito, perché quel tunnel sembrava essere stato pulito quella mattina stessa? E soprattutto da quando in qua i tunnel della Necropoli non avevano diramazioni che si prolungavano in mille direzioni? Era da un po’ che non mettevo piede là dentro, o meglio là sotto, soprattutto in una parte di così recente costruzione, ma certe cose non cambiano mai. La struttura delle Necropoli era in tutto e per tutto simile ad un formicaio: un dedalo di gallerie che si sviluppavano in ogni direzione, anche e soprattutto in profondità, dove solo i Vampiri esperti vi potevano accedere grazie a quella loro adorabile abilità che li rendeva in grado di camminare su muri e soffitti, in barba alla forza di gravità. Quella che era iniziata come semplice annotazione di un’incongruenza ben presto divenne dubbio, e subito dopo sospetto.
    Acquietai la mente. Mi concentrai sul momento presente, sulle sensazioni che avvertiva il mio corpo e su quello che percepiva il mio udito. Ignorai totalmente la mia vista, era troppo buio per vedere e decisi di chiudere direttamente gli occhi, per farli riposare. Sicuramente molti altri Light si sarebbero sentiti a disagio lì dentro, nel buio completo, immersi in un’ombra talmente densa da poter essere tagliata col coltello, in un luogo che non era esattamente noto per la sua tranquillità e che ora invece pareva esserlo, in un tunnel stretto e angusto… Si sarebbero sentiti totalmente vulnerabili. Ma io adoravo l’ombra, adoravo la sensazione che mi dava perdere i confini del mio corpo, che sembrava fondersi con essa; non curante di dover tenere gli occhi aperti, ma lasciando che tutto il resto del mio corpo si rivestisse come di migliaia di occhi. L’unica cosa che sentivo era la superficie liscia, ruvida solo a tratti, del muro e gli echi dei miei passi. Quella era la mia versione della pace: perdere se stessi. Perderne la concezione e la coscienza. Libertà.
    Ahimè dovetti rimanere vigile lungo tutto il tragitto, e una debolissima luce mi costrinse a riaprire gli occhi: era piccola, fioca, proprio davanti a me. Si faceva più grande man mano che mi avvicinavo. Non poteva certamente essere un’uscita, ma doveva esserci uno sbocco sull’esterno perché avvertivo aria pulita e carica d'ossigeno. Quella strada al fine terminò e mi ritrovai in un ampio spazio, che ricordava un’antica piazza, dalla quale avevano principio imbocchi a vari altri tunnel, disposti a raggera, ognuno intervallato da una torcia accesa. Al centro del soffitto stava una grata dalla quale avevo avvertito arrivare l’aria, da lì la luce lunare arrivava fioca. Mi posizionai esattamente sotto di essa, consapevole che il mio cammino era finito. Non dovevo proseguire, non avrei dovuto fare altro che attendere: loro sarebbero venuti da me. Ormai ero certa si trattasse di un’imboscata. Respirai lentamente, a pieni polmoni, e rilassai i muscoli del mio corpo mentre un lieve sorriso compariva sul mio volto. Ora comprendevo quell’elettricità che avevo avvertito nell’ombra e mi beai di essa: la carica che precede uno scontro, la calma prima della tempesta. Ero serena, ero compiaciuta. Ero pronta.








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    Edited by Tonari no kokoro* - 13/6/2017, 11:44
     
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    L'araldo luminoso. Niente altro aveva importanza. Sapeva che altri erano stati ingaggiati per quel compito ma ciò non gli creava alcun fastidio, nè l'aveva presa come un affronto alle proprie capacità. Quella maledetta era forte, quindi avere altri Shadow a distrarla poteva essere un vantaggio, sperando che non si fossero dimostrati degli idioti, creandosi impicci a vicenda. Nemmeno questo, in realtà, gli creava problemi. D'altronde, sapeva già che avrebbe usato i suoi poteri senza remore pur di uccidere o almeno ferire gravemente quella stronza, che poi ci andassero altri di mezzo non era un problema suo.
    Rufus camminò con calma lungo i cunicoli della necropoli, seguendo il ragazzetto la cui bocca puzzava ancora di latte e che avrebbe dovuto condurlo nel punto dell'imboscata. Non era pratico di quei luoghi, non vi era mai stato, quindi una guida gli era indispensabile. Per non correre rischi sarebbero entrati tutti da posti diversi, così da arrivare al luogo stbilito accerchiando l'obiettivo. Non si conoscevano tra di loro, non gli importava conoscerli nè fare conversazione se qualcuno di loro fosse arrivato in anticipo. Aveva solo una cosa in mente, ed era l'araldo luminoso. Capelli platinati e pelle mulatta, impossibile da confondere o non vedere, perfino in quel posto.
    Arrivati al punto di incontro, il ragazzino gli disse di aspettare lì e corse via. Rufus si nascose nell'ombra ed attese pazientemente. Finalmente, dopo anni, poteva avere la sua vendetta. Sperava che chi fosse incaricato di adescare Kida fosse competente e non un idiota qualunque o ci sarebbe stato il rischio di aspettare la dentro fino a morire. Nessuno entra là dentro sapendo di essere l'obiettivo di un'imboscata.
    Passarono diversi minuti, Rufus sentì altri arrivare e nascondersi, nessuno si fece vedere e questo almeno era un buon segno. Poi finalmente arrivò lei.
    Gli occhi dello stregone diventarono due fessure mentre studiava i movimenti della donna, la scrutava da capo a piedi cercando armi e qualunque cosa potesse creargli dei problemi. La vide sorridere, inspirare e rilassarsi. Sapeva di essere in trappola. Bene, era il momento di vedere cosa sapeva fare quella stangona di donnicciola. Rufus avanzò uscendo dall'ombra, sguainò la spada e senza dire una parola, continuò la sua avanzata a passo lento. Voleva metterle le mani addosso.

    EQUIPAGGIAMENTO: una spada senza alcuna decorazione.
    CATALIZZATORI: Due tatuaggi nei palmi delle mani ed una collana in corda sottile con un ciondolo a goccia nera.
    POTERI:
    LIVELLO 0: Livello 0 - Sete di Potere [Passiva, sempre presente]
    Ormai saturo di magia oscura, lo stregone è capace di usufruire del Libro Nero e del sapere che contiene per i suoi scopi.


    Edited by ~Morgana~ - 18/6/2017, 09:41
     
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    Dall’ombra dei tunnel davanti a me spuntarono due individui, un uomo e una ragazza. I miei occhi corsero subito ad analizzare entrambi: lei era piuttosto giovane ma a giudicare da come si muoveva era agile e doveva essere già esperta nel combattimento e navigata nella vita, a giudicare dalle sue cicatrici; l’uomo invece era più anziano, aveva una pelle delicata costellata di piccole ferite, i vestiti erano di ottima fattura, ma erano scuciti. Entrambi mi guardavano con un odio capace di incenerirmi sul posto. Rimasi in silenzio, in attesa che uno di loro parlasse… Ma ciò non avvenne. Si limitarono a restare lì, sulla soglia delle ombre, a fissarmi e a gustarsi il momento. O a pregustare lo scontro che sarebbe iniziato di lì a poco. Bene bene bene. Allora, cosa abbiamo qui…? Fui io, dunque, a parlare. Uno Stregone dai nobili natali la cui famiglia è caduta in disgrazia e… Passai a guardare la ragazza, capendo allora chi era. Sì, le somigli molto. A tua sorella intendo. Precisai, ghignando nel vedere il loro odio crescere esponenzialmente ad ogni secondo, ad ogni mia parola. Quindi tu vuoi vendicarti per le conseguenze che la Luce ha avuto sulla tua famiglia, mentre tu vuoi vendicare tua sorella, morta per mano mia. Valutai un attimo la situazione, poi conclusi. Sì, sono motivi accettabili. Avete il permesso di attaccarmi. Non feci nemmeno in tempo a finire la frase che il falcetto della ragazza sfiorò il mio naso, e schivai per un pelo anche l’incantesimo dello Stregone. E risi, risi senza preoccupare di trattenermi. Quella sera non mi sarei trattenuta, proprio per niente.
    Un’ora e tanto sangue dopo, una terza persona si unì alla festa. Si trattava di un altro uomo, che non avevo avvertito arrivare. I miei ossequi, Bianco Vessillo. Esordì, comparendo alla mia destra, e fece un inchino con la testa portandosi il braccio destro all’altezza del cuore. Una riverenza a dir poco perfetta. La Sicaria e lo Stregone si fermarono, ritraendosi un poco, e lamentandosi per il suo ritardo. Oh, dunque tutto questo teatrino è opera tua? Non dovevi disturbarti tanto… Sarebbe bastato un invito. Lui mi guardò per un secondo, abbozzò un sorriso inclinando leggermente la testa verso destra, e mi rispose con una delicatezza tale da ricordarmi il tocco di un petalo di rosa. Un invito, dite? Un invito sarebbe stato troppo banale, una mossa di così poco conto da venir certamente dimenticata. No, non uno stupido invito, non per voi. Questo, invece, che voi svilite chiamandolo “teatrino”, è uno spettacolo che nessuno scorderà mai. E si dà il caso che a voi, Araldo Luminoso, io abbia riservato il posto d’onore: in prima fila. Mio malgrado, mi affascinò. Rimasi in silenzio per qualche secondo, spiazzata sul momento dal suo modo di fare e da quella risposta. Sono lusingata da tutto il disturbo che vi siete preso, mi spiace per l’incomodo. Gli risposi, rilassando un poco i muscoli. Farò in modo di non deludervi, allora. Questa sera scopriremo se uno Stregone, un Sicario e un Vampiro possono eguagliare un Araldo Oscuro. Lo Stregone, nel frattempo, si era spazientito e insultò sia me che il Vampiro, la Sicaria, dal canto suo ferita come era, lamentò che quella era una pessima trappola. Oh no, mia cara. Non sono io in trappola con voi… Siete voi in trappola con me! Ringhiai, liberando la diga che troppo a lungo aveva intrappolato il mio odio, la mia rabbia e, soprattutto, la mia furia omicida.
    Evocai delle radici per tappare ogni cunicolo, ogni possibile via di fuga. Dopodiché, con Xerxes impugnata nella mano destra e Sakurajima nella sinistra, ripresi lo scontro. Data la lunghezza differente delle due lame riuscivo a tenere a debita distanza sia il Vampiro che la Sicaria, ma li ferivo quando si avvicinavano troppo. La leggerezza e maneggevolezza di Xerxes, inoltre, non mi impediva eccessivamente l’uso del tatuaggio catalizzatore sul palmo della mano. Ma gli Illusionisti erano creature infide e appena ne ebbe l’occasione, mi alterò la vista facendomi vedere tutto bianco. Non bastò a rendermi del tutto “cieca” poiché eravamo abbastanza fuori dalla città da permettermi di usare al meglio l’altra mia vista, quella da Oris… Però il Vampiro continuava ad essermi fuggevole. Lo avvertivo sempre quando era troppo tardi. Mi ferì più volte con i suoi artigli avvelenati, mozzandomi il fiato e facendomi dolere il braccio il destro. Ma una bestia ferita è ancor più pericolosa, soprattutto se può attaccare senza aver paura di ferire un compagno. Iniziai ad attaccare totalmente a caso, in tutte le direzioni e usando entrambe le spade, dato che il braccio sì mi faceva male, ma non mi impediva né ostacolava l’utilizzo. Inoltre, quei tre, erano scoordinati: nessuno di loro stava facendo gioco di squadra, sicuramente perché nessuno ne era capace, tutti pensavano solo ad attaccarmi singolarmente con l’intento di uccidermi, nel migliore dei casi, o provarmi più dolore possibile. Ma la loro disorganizzazione sarebbe stata la loro rovina. E lo fu certamente, per la Sicaria.
    Mentre l’illusione creata dallo Stregone si dissipava, avvertii distintamente che la lama di Sakurajima aveva trapassato qualcuno, alle mie spalle. Mi voltai, dunque, per osservare la ragazza che, con l’ultimo respiro, tentò un ultimo attacco. Io mi sbrigai a far penetrare ancora di più la lama, fino a sentire l’elsa toccarle lo stomaco, così da potermi avvicinare il più possibile a lei, poi rimasi immobile a fissarla negli occhi. Lei mi guardò interrogativa, ed abbassò la lama, ma in ultimo le mancarono le forze e mi graffiò appena una guancia. Mentre io godevo nel rubarle il momento più intimo che una persona potesse mai avere: il momento della morte. Quel momento in cui tutta la vita scorre davanti agli occhi, un istante prima che la luce abbandoni del tutto il corpo, il momento in cui l’anima trascende e si distacca definitivamente dal mondo fisico. Un ampio sorriso si allargò sul mio volto mentre il corpo esanime di lei si accasciava al suolo, ed io inclinavo la spada per poterlo liberare. In quegli istanti gli altri due, gli ultimi due, miei avversari si erano arrestati. Avevo ucciso una di loro e, anche se nessun legame li stringeva, avevano realizzato che anche io facevo sul serio. Che anche l’Araldo Luminoso non era l’incarnazione della bontà e della gentilezza, bensì era in grado di uccidere una persona, e le piaceva farlo.
    Il Vampiro mi guardò con quella che interpretai come ammirazione, e mi sarebbero venuti i brividi se non fossi stata impegnata a bloccare la fuga dello Stregone. Oh, vai via proprio sul più bello? Una mia radice lo afferrò per la vita e lo avvicinò a me sollevandolo di peso, mentre altre due radici gli bloccavano le mani per non fargli lanciare incantesimi. Io allungai una mano per afferrarlo dal colletto della camicia e lo baciai. Lui rimase talmente tanto sorpreso che non si scansò, non subito almeno, ma quando ci provò la sua lingua era stretta tra i miei denti ed io la recisi. Dopodiché non la sputai, bensì la ingoiai assicurandomi che lui lo notasse, tra un urlo di dolore e l’altro. Prova ad usare ancora i tuoi trucchetti, adesso. Dissi mentre mi pulivo la bocca dal sangue usando il dorso della mano, osservandolo e ridendo di lui mentre si contorceva al suolo.
    Quando mi voltai per cercare il Vampiro… Non lo vidi. Se non, per l’ennesima volta, quando era troppo tardi. Lo scorsi appena con la coda dell’occhio, alle mie spalle, un attimo che si abbassasse sul mio collo e piantasse i suoi canini nella mia giugulare. Io urlai di rabbia e odio mentre, lasciando andare entrambe le mie spade, tentavo di allontanarlo. Nessuno mai era arrivato a tanto, nessuno Vampiro prima di allora era riuscito ad assaggiare il mio sangue, e fu una sensazione tra le più sgradevoli che avessi mai provato. Inoltre nessuno era stato mai in grado di farmi urlare di dolore, e mi pentii amaramente di essermi lasciata sfuggire quel grido. Dopo pochi secondi si staccò anche lui e vidi subito che qualcosa non andava. Ma certo… Ansimai, mentre premevo una mano contro le ferite che mi aveva provocato. Il mio sangue per te è come veleno! Io ero una semidea, più vicina alla luce di chiunque altro, mentre lui era un Vampiro ammantato e seguace delle Ombre… Per lui ero, in certo senso, indigesta. Oh sì… Il più dolce dei veleni, Bianco Vessillo! E tornò alla carica, nonostante la sua iniziale sorpresa e il dolore.
    Non senza difficoltà, lasciai perdere entrambe le spade e impugnai i due Sai, preparandomi all’impatto e mirando alla testa e allo stomaco.







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    Equipaggiamento.
    Contenuto borsa (incantesimo tasca incantata): daggertail, lancia del rinnovo, arco della linfa e 20 frecce, katana Sakurajima, anello catalizzatore, spada Xerxes, spade gemelle uncinate, Talismano Samaire, gioiello miracoloso, 2 oggetti catalizzatori, amuleto del supporto, pozione della concentrazione, pozione termica, polvere del sonno, 2 antidoti.
    Indosso: tatuaggi catalizzatori sulle palme delle mani, Monile Solaris, cintura con borsa incantata, cintura con 3 borracce piene d'acqua, corpetto leggero di cuoio, anello del Guardiano, pugnale, coppia di Sai.
     
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    Breith
    Guardiano Shadow
    Fenrir |Stregone | Livello: 8 | Scheda


    Sembrava una notte come tantissime altre per me, non potevo immaginare cosa stesse accadendo alla necropoli mentre io ero intento a vagare per le stanze della villa della luna. La servitù era composta interamente da vampiri e per fortuna non ero un Oris o mi sarei suicidato, più volte anche. La mia nuovissima dimora da guardiano era in un posto silenzioso, tranquillo, quasi morto. Il Cimitero di Lursit non mi aveva mai attratto particolarmente ed onestamente non avrei mai immaginato di viverci, un giorno. Vivere tra le tombe non mi entusiasmava particolarmente ma nulla di poi così tragico. L’arredamento era ovviamente gotico, giusto per non strafare con i luoghi comuni sulle case dei cattivoni.
    Mentre stavo osservando dei quadri a dir poco inquietanti di gente che non conoscevo nemmeno di vista, l’anello del guardiano brillò. La pietra rossa si illuminò di una luce intensa ed un nome, che mai avevo udito prima d’ora, mi balenò in mente: Jaquile Ibis. Come se non bastasse ebbi anche l’improvvisa consapevolezza del luogo che avrei dovuto raggiungere il più rapidamente possibile.
    Neanche un attimo dopo un altro nome giunse alla mia mente, quello di un certo Rufus, uno stregone.
    -Dite ad Astharot di venire alla necropoli, fatelo il prima possibile.-, dissi ai servi prima di andare via. Dati gli ultimi sviluppi avevo una pessima sensazione, su quello che poteva essere accaduto. Tra l’altro erano ben due gli shadow in pericolo, doveva essere qualcosa di grande ed un aiuto non mi avrebbe di certo ucciso. Anzi.
    Aprii un cancello del crepuscolo e raggiunsi immediatamente la necropoli.

    La situazione era precipitata in un tempo brevissimo. Davanti a me c’era un corpo senza vita di una donna, che immaginai fosse della donna che l’anello mi aveva segnalato e, poco distante, un uomo che si contorceva dal dolore, con la bocca inondata di sangue vermiglio. Tutto il campo di battaglia era inondato di sangue in realtà. Sembrava di poterci nuotare dentro quasi, un vampiro avrebbe fatto grande festa.
    Fu proprio un vampiro, tra l’altro, ad attirare la mia attenzione. C’era Tàigara che addosso aveva più sangue che pelle da ricoprire ed un vampiro proprio davanti a lei, che parlava del suo sangue definendolo come il più dolce dei veleni. Non potevo uccidere quel vampiro, né avevo intenzione di farlo, ma dovevo assolutamente fermare quello schifo perché Tàigara morta non era un bene, per nessuno.

    Stesi la mano verso il vampiro, con le sopracciglia aggrottate, e dissi a voce chiara ma senza urlare -Obscurum Vinculum-. Al suono della mia voce, da un’ombra generata da un masso per via della luce lunare, uscirono delle funi composte di pura ombra che andarono rapidamente a bloccare separatamente le braccia del vampiro all’altezza dei polsi per non fargli utilizzare quei maledetti artigli. Mentre le funi facevano il loro corso, io camminavo verso i due a passo rapido. La corsa del vampiro fu interrotta dalle funi ma il mio scopo non era incatenarlo in quel modo. Avrebbe potuto spezzare quelle corde facilmente, infatti.
    Puntai la mano sinistra verso la mia gola e dissi chiaramente, -Testor Luctum.-, non ebbi tempo di avvertire l’araldo di tapparsi le orecchie che un urlo disumano ed inquietante uscì dalla mia bocca squarciando il silenzio della necropoli. Il vampiro, quindi, si fermò praticamente da solo come se stesse riflettendo sulle sue azioni e sul da farsi, le funi intanto continuavano a stringersi e lo trascinarono rapidamente contro il masso, all’origine dell’ombra che le aveva generate allontanandolo immediatamente da Kida.
    Mi mossi dunque rapidamente verso di lui e mi fermai a pochi metri.
    -Basta così.-, dissi tra i denti, con gli occhi velati di rabbia, stringendo i pugni così forte da sentire dolore nelle ossa. Il vampiro era ancora in preda alla disperazione, non ebbe un effetto particolarmente duraturo su di lui, che forse era più forte di me dati gli anni che lo avevano segnato ma bastò per fermare quella carneficina. Mi osservò con gli occhi strabuzzati, cercando di ritrovare la ragione, -Non ti permetterò di distruggere ciò per cui mi batto.-, e parlavo dell’equilibrio che avevamo ristabilito io e Tàigara. Le funi si strinsero intorno ai polsi del vampiro che, un po’ perché indebolito dal veleno, un po’ perché non avrebbe di certo ucciso o ferito il suo Guardiano, non oppose resistenza. Dopo qualche istante un altro cancello del crepuscolo si aprì, rivelando il mio maestro di magia nera Astharot ed un Vampiro che lo accompagnava. Li avevo fatti allertare dalla servitù prima di andare via ed erano arrivati al momento giusto. Gli dissi di stare vicino al Vampiro ancora legato al masso, lo avrebbero portato via a breve.
    Io intanto andai verso Tàigara che perdeva sangue da ogni dove, -Tàigara, devi andare in ospedale, adesso.-, aprii un cancello del crepuscolo, con l’intenzione di andare dritti al Verde Mirtillo.




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    CITAZIONE
    Funi dal buio [Obscurum Vinculum]
    Livello: 3
    Descrizione: Pronunciando la formula e puntando il catalizzatore verso il nemico, vengono evocate lunghe funi completamente composte di ombra, dal colore nero scuro con sinistre sfumature violacee. Anziché provenire dal catalizzatore provengono dall'ombra più vicina esclusa quella dell'attaccato. Esse legano alla fonte dell'ombra il nemico, attorcigliandosi alle sue gambe o alle braccia, secondo le direttive dello stregone. Possono essere distrutte come funi normali, una volta tagliate svaniscono.
    Durata: 1 turno.
    N° di volte: Una volta a giocata.

    - Invocare la disperazione [Testor Luctum]
    Livello: 8
    Descrizione: Pronunciando la formula e puntando il catalizzatore verso la propria gola, lo stregone diventa in grado di emettere un suono inquietante che se udito demoralizza chiunque lo ascolti, rendendolo insicuro di sé stesso e delle proprie intenzioni. Se ascoltato troppo a lungo, porta quasi alla pazzia ed in passato veniva scambiato erroneamente per il canto delle banshee.
    Durata: 1 turno.
    N° di volte: Due volte a giocata.


    equipaggiamento: Amuleto della paura: Onice Nera incastonata
    [Onice nera: Spinge l’individuo a raggiungere i propri obbiettivi con saggezza e costanza. Rafforza il senso di responsabilità]
    -Spada: 90 cm
    -Pugnale: 25cm
    -Anello dono si Ametista alla sua nomina a Guardiano, serve ad avvisarlo quando qualcuno della sua fazione è in serio pericolo

    oggetto catalizzatore: Runa tatuata sul dorso della mano sinistra. [Hagalaz: runa dei cambiamenti positivi o negativi. Potere, allerta, rottura. Cristallo associato: Onice.]
     
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    Tàigara Nedkha
    ❝ Kristall-Elizabeth ❞
    Araldo Light


    E proprio quando stavo iniziando a pregustarmi la morte del mio terzo, ed ultimo, avversario, quello tra l’altro che aveva organizzato tutto, arrivò il guastafeste. Dicasi il Guardiano Shadow, dicasi il mio nuovo e non troppo inaspettato alleato. Bloccai i miei Sai giusto in tempo per non provocargli nemmeno il più piccolo graffio, poiché intervenne Breith con la magia a bloccarlo. Osservai la scena mentre delle funi dal buio apparvero per afferrare e poi bloccare il mio avversario, dietro ordine di Breith. E quando questo si puntò alla gola la mano dotata di tatuaggio catalizzatore, io mi coprii immediatamente le orecchie: anche non ricordando alla perfezione l’incantesimo che aveva pronunciato, sapevo che se un qualsiasi essere magico si puntava il catalizzatore alla gola, era meglio tapparsi le orecchie. A prescindere. Non sentii con esattezza cosa gli disse, dopo, ma il suo tono fu più che sufficiente soprattutto perché sortì gli effetti desiderati. Il Vampiro si fermò, un po’ perché immobilizzato dalle funi, un po’ perché persuaso dall’incantesimo di Breith. Però… Che progressi! Commentai, sinceramente sorpresa dalle sue abilità.
    Pochi secondi dopo, dunque, arrivarono altri due Shadow per occuparsi del Vampiro e, almeno credevo, anche dello Stregone a terra. Era sanguinante, ma non morto. Non ancora. Lo sarebbe stato molto presto se non si fossero decisi ad intervenire in maniera adeguata. Sicuramente Breith li aveva convocati, non potevano essere arrivati lì per caso. Ciò che lui disse al Vampiro non lo sentii, ma ciò che disse a me lo sentii, eccome. Lui mi stava obbligando ad andare all’ospedale. A me? Io?! Lo guardai con odio, mentre rimettevo al loro posto i Sai, poi guardai di sbieco i suoi due compagni, poi di nuovo lui. Sbuffai. Raccolsi Sakurajima e Xerxes, per mettere entrambe nella mia borsa ampliata per magia. Alzai un indice all’indirizzo di Breith, dicendogli che avrebbe dovuto aspettare. Poi a passo svelto e deciso mi avvicinai al Vampiro immobilizzato, e gli sussurrai Evocatio Locutus. Dopodiché, guardandolo negli occhi e non sognandomi nemmeno di alzare il tono, gli chiesi. Qual è il tuo nome, sia quello di nascita che quello con cui ti conoscono tutti ora. E anche… Ci pensai un momento, colta dalla curiosità Quanti cazzo di anni hai. Una volta sentite le sue risposte, gli risi sguaiatamente in faccia ed oltrepassai il Cancello del Crepuscolo evocato dal Guardiano.

    Una volta dall’altra parte corsi verso il mio Ufficio, almeno aveva avuto la decenza di aprire l’altro lato del Cancello al primo piano, dove il mio Ufficio era, dunque nessuno ci vide. Una volta assicuratami di aver chiuso a doppia mandata la porta, mi girai verso Breith e parlai in tono asciutto. Io non devo andare in ospedale, io sono l’ospedale. Quando smisi di guardarlo male, allora, mi mossi per cercare dell’acqua e i giusti medicamenti per contrastare il veleno usato dal Vampiro. Ti ho seguito per non farti perdere autorità sui tuoi uomini, soprattutto ora. Soprattutto ora che ancora in pochi lo seguivano, e la sua carica ancora doveva essere riconosciuta in toto da tutti i seguaci dell’Ombra. E perché non posso tornare a casa conciata così. Ci sono i miei figli, c’è Amanda, sicuramente ancora Freja e sarà arrivato anche Logan… Tirerebbero giù tutti i Fati se mi vedessero così. Conclusi, indicando tutta me stessa. E visto che la metà li conosco abbastanza bene, vorrei evitarlo. Comunque che non accada più. Ma, ora che mi ero seduta sulla scrivania e avevo iniziato a medicarmi e, soprattutto, ora che l’adrenalina iniziava a calare e il cervello a ragionare limpidamente, mi calmai abbastanza da parlare con tono umano a Breith Hai fatto un ottimo lavoro, e… Grazie. Aveva brillantemente risolto la situazione con un Vampiro, ben più forte di lui, che aveva agito decisamente fuori dai progetti da lui stabiliti. Progetti che aveva preso, di comune accordo, con me e che si stava attivamente impegnando a mantenere. Non era da tutti i Guardiani Shadow una tale collaborazione con l’Araldo Luminoso. Ma Breith era intelligente e equilibrato abbastanza da non fare cazzate abnormi, a differenza dei suoi predecessori.
    Per quanto riguarda Amanda, dille ciò che vuoi. Dille la verità… Tanto verrebbe a saperla comunque. Conclusi, fermandomi un attimo prima di prendere l’antidoto al veleno.







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    CITAZIONE
    Strega Bianca, Livello 2
    - Polinnia dell'Eloquenza, donatrice di favella [Evocatio Locutus] Descrizione:
    Invocando la formula e puntando il catalizzatore verso il bersaglio, il mago o la strega bianca è in grado di scagliare una saetta luminescente che se colpisce impedirà al bersaglio di mantenere segreti e di rimanere in silenzio durante il suo turno.
    Durata: 1 turno intero.
    N° di volte: due volte a giocata.
     
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    Breith
    Guardiano Shadow
    Fenrir |Stregone | Livello: 8 | Scheda



    I due shadow da poco giunti alla necropoli avrebbero recuperato tutti quelli sul campo di battaglia rimasti vivi, ossia lo stregone ed il vampiro. Uno dei due, anzi, lasciò perdere l’avversario principale per qualche momento in modo da recuperare Rufus, lo stregone. Per la sicaria non c’era nulla da fare, ma avrebbero comunque recuperato anche il suo corpo.
    Quando dissi a Tàigara di dover andare all’ospedale mi sentii letteralmente bruciato dal suo sguardo, -Addirittura?-, le chiesi retorico, leggendo l’odio nelle sue iridi, inarcando un sopracciglio. Potevo sicuramente capire, forse, il suo punto di vista. Nemmeno a me piaceva andare in ospedale a farmi leccare le ferite da qualcuno, preferivo nettamente vedermela da solo quando possibile ma tutto quell’odio mi sembrava un tantino eccessivo data la situazione. Tuttavia l’araldo luminoso mi sbuffò in faccia, recuperando le sue armi e infilandole nella borsa. Mi fece cenno di aspettare con un indice ed io alzai gli occhi al cielo, seguendo poi i suoi movimenti. Andò verso il vampiro e gli chiese chi fosse e la sua età. La creatura non morta parve trattenersi dal voler parlare ma le parole uscirono dalla sua bocca come un fiume in piena, senza controllo alcuno.
    -Lysandre Lyar è il mio nome.-, iniziò, fulminando l’araldo con gli occhi, -Ed è anche il nome con cui tutti mi conoscono.-, proseguì, cercando invano di tenere la bocca serrata, -Ho 3200 anni.-, rispose, poi zittì dato che le domande della donna erano terminate. Feci cenno con la testa ai due di portare via il vampiro e lo stregone, contemporaneamente alla risata sguaiata di Tàigara che infine entrò nel cancello del crepuscolo, seguita da me.

    Arrivammo nel suo ufficio e la donna si affrettò ad andare a chiudere la porta a doppia mandata. Mi guardai intorno camminando piano, come se stessi passeggiando, quando lei si rivolse a me. Annuii lentamente, alzando le sopracciglia alla sua affermazione. Lei ERA l’ospedale, cosa avrei potuto mai rispondere ad una cosa del genere?
    -Ti ringrazio, allora. Meno male.-, dissi scocciato, sedendomi su una poltrona a caso. Appuntai in mente che, la prossima volta che non ci sarebbe mai stata, avrei dovuto recuperare i miei compagni e dileguarmi direttamente. Avrei dovuto prendere Rufus, fermare il Vampiro ed andare via così e pace. Sbuffai, poggiando il mento sul pugno della mano, mentre il gomito era sul bracciolo, -Devo ancora imparare a farmi gli affaracci miei.-, dissi, come in un pensiero ad alta voce.
    Ascoltai il fiume di parole di Tàigara, su quanto gli altri si sarebbero preoccupati nel vederla conciata in quel modo. Doveva essere bello avere una casa dove si era letteralmente circondati dall’affetto. Non che i miei familiari non mi volessero bene a modo loro ma non avrebbero di certo tirato giù i fati per qualche ferita, anzi. Probabilmente mio fratello minore mi avrebbe chiesto, per smorzare la tensione, ‘E come sta messo l’altro?’, qualcuno mi avrebbe portato la roba per le medicazioni e mi avrebbero fatto qualche domanda su cosa fosse accaduto ma finché si cammina con le proprie gambe per i miei familiari non c’era motivo di preoccuparsi per qualcuno.
    Spostai leggermente la faccia ed invece del mento, sul pugno, poggiai la guancia destra. Osservando l’araldo che intanto si era seduta alla scrivania. Parve calmarsi ed anche il suo tono verso di me cambiò. Mi ringraziò anche ma, ormai, mi sembrava più una frase di circostanza che altro. Tra l’altro non le serviva di certo il mio aiuto, se la sarebbe cavata da sola ma io dovevo intervenire per forza visti i membri della fazione in pericolo. Ed una, tra l’altro, l’avevo anche persa.
    -Figurati. Sicuramente te la saresti cavata alla grande senza di me.-, le dissi meccanicamente, alzandomi in piedi e lasciando quella comoda seduta provvisoria. Mi resi conto di nuovo, come quella volta a casa sua, che non avrei mai compreso Tàigara. Una donna ingestibile senza dubbio, con la testa dura come un muro e tutta la forza della natura dentro sé stessa.
    Annuii sulla questione di Amanda, sapendo che comunque non le avrei detto nulla se non fosse saltato fuori l’argomento per qualche motivo.
    -Bene, prima che tu mi incenerisca di nuovo con lo sguardo, andrei. C’è altro che devi dirmi?-, e così avrei atteso la sua risposta in base alla quale sarei rimasto o andato via.




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    equipaggiamento: Amuleto della paura: Onice Nera incastonata
    [Onice nera: Spinge l’individuo a raggiungere i propri obbiettivi con saggezza e costanza. Rafforza il senso di responsabilità]
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    -Pugnale: 25cm
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    oggetto catalizzatore: Runa tatuata sul dorso della mano sinistra. [Hagalaz: runa dei cambiamenti positivi o negativi. Potere, allerta, rottura. Cristallo associato: Onice.]
     
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