Qualcosa non va

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    Amanda Stark
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    Risi al modo in cui mi disse di essere nato a luglio e feci una facciaù terrorizzata all'idea di tutto quel caldo. Come hai fatto a sopravvivere ai mille gradi che ci sono in questa regione? E' impensabile... Commentai ridendo, rivedendo il Breith di un anno prima in quei suoi modi di fare. Vi chiedo perdono, messere! Ribattei seriamente, facendo un mezzo inchino e rimettendo le gambe su dal burrone. Mi farò perdonare, vedrete! Ditemi voi come. Lo presi in giro mettendomi una mano sul cuore e fingendo una immensa sofferenza per poi scoppiare a ridere.

    I tuoni si facevano pian piano più vicini, l'arietta fresca si stava trasformando in un venticello piuttosto deciso ma ancora sopportabile, tutto sommato. In lontananza, il cielo veniva illuminato a tratti dai fulmini che cadevano a breve distanza uno dall'altro. Ventotto? Pensavo al massimo ventisei. Quando mai indovinavo l'età, io? Mai una volta. Ventidue. Risposi dunque, pensando che non era poi tanto più grande di me, nonostante avessi sbagliato ad indovinare.

    Basita, guardai Breith, steso ad occhi chiusi, mentre buttava lì l'ipotesi del cercar casa insieme. Stava dicendo sul serio? Nooo, non poteva essere. Anzi, siiiiii poteva essere, a giudicare dal suo carattere. Lui diceva le cose così, come se niente fosse, ma in realtà parlava seriamente. Davvero voleva che andassimo a vivere insieme? Non stavamo correndo un po' troppo? Insomma, stavamo insieme da un mese, più o meno, litigavamo ogni volta che ci vedevamo - quasi - per molti giorni di fila non ci eravamo visti per colpa del mio lavoro, quindi il tempo passato assieme poi in realtà era davvero poco. Prima di farmi prendere dall'ansia, risposi di getto. Per me va bene. Nel bosco? Ma che stai facendo?! Sei fuori di testa? Bruci le tappe e se combini casini? E' tranquillo, nessuno può darci fastidio, Quando litigheremo fino a sbranarci non ci saranno testimoni. Non abbiamo il problema dell'esser visti... Che dici? Che sei folle, stai facendo una cavolata immensa. Obbligai la vocina nella mia testa a starsene zitta, ero stufa di pensare troppo alle cose, ogni tanto potevo anche buttarmi e provare senza tanti pensieri!


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    Breith
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    Non risposi a quanto disse sul caldo, non credendo che si aspettasse da me una vera risposta. A me il caldo non dispiaceva, nemmeno il freddo a dirla tutta. Tra i due soffrivo nettamente di più il primo ma la stagione estiva la trovavo più piacevole di quella invernale. Feci spallucce e le diedi una sorta di risposta, almeno le lasciai intendere che l’avevo sentita e che non avevo altro da dire sulla questione del mio compleanno. Le chiesi quando avrebbe festeggiato il suo, perché mi ricordai di non averlo domandato prima. -Troveremo un modo.-, dissi sul come poteva farsi perdonare dopo aver detto di non conoscere la mia età e il giorno del mio compleanno. Amanda mi avrebbe dato un paio d’anni di meno a detta sua, la presi in parola e passai avanti. I tuoni giunsero alle mie orecchie, mettendomi in allerta, -Dovremmo andarcene, fatina.-, o forse no, -Anzi, no.-, pensavo alla lunghezza del sentiero ed al tempo da percorrere per tornare a casa. Avevo scordato di poter aprire i cancelli del crepuscolo per andare dove mi pareva quando volevo. Non ero proprio fatto per la magia, la dimenticavo spesso e volentieri ma come avevo già detto era stata la scelta più intelligente per me in quel momento della mia vita.

    Stavo immaginando la casa e dove avrei potuto prenderla quando la risposta di Amanda mi fece letteralmente l’effetto di una bastonata in faccia. Strabuzzai gli occhi ed ascoltai quanto aveva da dire sembrando incredibilmente seria. Mi alzai di scatto e la osservai come se stessi guardando un fantasma. -Davvero?-, chiesi come a volere conferma del fatto che non mi stesse prendendo in giro. Non stavamo insieme da così tanto tempo, in effetti, ed io l’avevo solo buttata lì scherzando anche se l’idea non mi dispiaceva. Insomma si trattava sempre di lei, figurarsi se poteva darmi dispiacere l’idea di tenerla tra i piedi praticamente sempre e senza dover andare chissà dove ad incontrarla, -Non credi sia azzardato?-, certo che lo era, senza ombra di dubbio. Un tuono ruppe il mio silenzio, mancava poco ormai al grande acquazzone, -Nel bosco è forte, comunque.-, aggiunsi.




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    equipaggiamento: Amuleto della paura: Onice Nera incastonata
    [Onice nera: Spinge l’individuo a raggiungere i propri obbiettivi con saggezza e costanza. Rafforza il senso di responsabilità]
    -Spada: 90 cm
    -Pugnale: 25cm
    -Anello dono si Ametista alla sua nomina a Guardiano, serve ad avvisarlo quando qualcuno della sua fazione è in serio pericolo

    oggetto catalizzatore: Runa tatuata sul dorso della mano sinistra. [Hagalaz: runa dei cambiamenti positivi o negativi. Potere, allerta, rottura. Cristallo associato: Onice.]
     
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    Ah, ora sei tu a deludere me! Esclamai fintamente offesa. Sono nata il ventuno gennaio, nel pieno del freddo! Non che nascere a luglio ad Athanasia volesse dire nascere al caldo, però mi piaceva il fatto di essere nata in pieno inverno, quando la neve era più alta, i ghiacciai più grandi... Almeno così, festeggiandolo anche a Royal Mile, avrei dovuto avere un po' di neve. Speravo. Ormai per quest'anno era andata e senza nemmeno un fiocco di neve.
    Bene, sono curiosa di sapere che cosa escogiterai per farmi perdonare. Ammisi curiosa, guardandolo, mentre iniziava a cadere qualche goccia di pioggia. Non avevo idea di cosa si sarebbe inventato ma non vedevo l'ora di saperlo.

    No, infatti, possiamo aspettare finché non inizia seriamente. Risposi guardando verso l'alto, il cielo ormai nero ed i lampi sempre più vicini. Anche se non credo che ci metterà molto, sai? Avremmo finito col bagnarci lo stesso, ci avrei scommesso. Avremmo continuato a rimandare fino all'ultimo momento e l'acquazzone che era in agguato ci avrebbe fregati.

    A quanto pareva, Breith non aveva detto sul serio, per una volta, perché la mia risposta lo spiazzò completamente e scatto su come una molla, guardandomi come se avesse visto chissà cosa. Pensai che avrei dovuto mordermi la lingua invece di mettere a tacere la mia cara vocina interiore e sparlare a caso. Porca vacca! Mi strinsi nelle spalle e gli dissi che sì, dicevo sul serio. Non vedo perché no. Continuai. In fondo abbiamo bisogno tutti e due di una casa dove stare qualche giorno a settimana e, facendo così, dividiamo le spese. Minimizzai, pensando che non era proprio come se andassimo a convivere...o invece si?
    Aprii la bocca per rispondere al suo dubbio ma la richiusi, mi grattai la testa sovrappensiero, e poi dissi seccamente: Sì, decisamente. Le gocce di pioggia iniziavano ad essere più grosse e ne cadevano sempre di più. Ma che abbiamo da perdere? Non siamo mica costretti a viverci ogni giorno insieme, per forza. A volte capiterà che ci sia uno e non l'altro e quando saremo tutti e due, nessuno ci obbliga a fare per forza qualcosa assieme. Insomma, nessuno dei due avrebbe perso la propria libertà, avremmo comunque continuato con le nostre vite tra allenamenti, lavoro, commissioni e via dicendo. Sarà il posto dove poter essere noi stessi in santa pace. Conclusi guardandolo negli occhi e facendo una piccola smorfia per fargli capire che la stavo prendendo con leggerezza, che non doveva preoccuparsi che pensassi dovesse stare sempre e perennemente con me, nemmeno fossimo una coppietta di sposi dove la moglie è la classica donna appiccicosa.
    Sorrisi alla sua ultima affermazione, pensando che sì, il bosco era decisamente forte.



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    Breith
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    Quindi il suo compleanno sarebbe stato tra tre mesi quasi esatti. Avrei dovuto farle un regalo ed avevo anche voglia di farlo ma era ancora presto per pensarci, mi sarei ridotto ad un paio di giorni prima ma avrei comunque preso qualcosa di spettacolare. Chiuso anche il discorso compleanni e regali Amanda rimise in ballo quello del farsi perdonare, le dissi che avrei deciso quando mi sarebbe tornato utile e che per ora era solo in debito. Qualche goccia di pioggia mi bagnò la faccia, erano gocce sottili e leggere che presto sarebbero diventate grosse e battenti, -Già, lo credo anche io.-, e guardai di nuovo le grosse e nere nubi dominare il cielo sopra di noi. Presto avremmo dovuto sloggiare, o ci saremmo fatti letteralmente il bagno. Tanto valeva lanciarsi nelle cascate.
    Amanda rispose con naturalezza al mio stupore ed effettivamente il discorso della strega non faceva una grinza. Bastava non la prendessimo troppo sul serio ed il gioco era fatto, insomma. Alla fine era solo un modo per unire l’utile al dilettevole. Rimasi un po’ in silenzio a riflettere, intanto le gocce iniziarono a cadere ed io feci per alzarmi da terra e mettermi in piedi. -Ci sto.-, dissi risoluto, annuendo.
    Dissi poi ad Amanda che era il momento di andare, la pioggia era ormai giunta e le gocce cadevano insistenti. Presi l’amuleto della paura dalla roccia ed andai verso Amanda, dandole un bacio sulle labbra per salutarla, poi avrei atteso lei lasciare le cascate ed avrei aperto un cancello del crepuscolo per giungere fino alla mia macabra dimora.




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