Scommettiamo che ti batto?

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    Dai meandri del manicomio dietro l'angolo

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    Amanda Stark
    ❝ I sing for love, I sing for me ❞
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    Vidi che il ragazzo si stava infastidendo per quel mio scherzetto col sassolino ma continuai e non me ne fregai per niente. Lo avevo avvertito che mi sarei vendicata e lo stavo facendo. Il modo in cui però la prese mi lasciò davvero sorpresa. Non dissi nulla, lasciai che dicesse ciò che aveva da dire, che dimostrasse quanto era molto più adulto di me, ragazza allegra e infantile a cui aveva dato otto anni e per tutto il tempo me ne rimasi con le braccia conserte, il sassolino in una mano chiusa a pugno ed una postura rilassata.
    Io almeno ad otto anni ci arrivavo, ma mi venne da chiedermi lui a che età si fosse fermato. Il suo era un comportamento del tutto ingiustificato, a mio parere. Sì, lo avevo preso un po' in giro ma, ripeto, innanzitutto lo avevo avvertito che mi sarei vendicata - e visto il suo grandioso scherzo direi che già poteva ritenersi fortunato che mi fossi limitata a quello - e poi non era il caso di rivoltarsi in quel modo. Mi aveva deluso e molto.
    Così la mia espressione rimase seria, tranquilla ma con un'evidente nota di delusione ed un sopracciglio inarcato a dimostrare quanto. Finito? Domandai in modo retorico, perché tanto non gli avrei dato modo di rispondermi. Sì, dovresti proprio trovarti una più valida, che non si limiti a tirarti un sassolino. sottolineai bene l'ultima parola per ricordargli quanto fosse piccolo l'oggetto in questione. Se avessi voluto prenderlo a sassate per davvero ne avrei scelti di ben più grossi, senza contare che uno Shadow non avrebbe mai usato maniere così dolci. Scegli con cura perché, a quanto pare, oltre ad essere un'ottima strega - o stregone - deve anche avere un'infinita pazienza, continuai seriamente metterti la lode ogni volta che riesci a dimostrare un minimo di concentrazione e capacità per qualcosa che ti è piovuto giù dal cielo mentre noi abbiamo dovuto fare i conti con ben altro che uno stupido sassolino in testa. Trovane una che non si metta a pensare quanto è profondamente serio il loro nuovo Guardiano, così adulto da accettare le critiche e l'essere spronato a fare meglio invece di limitarsi ad esultare per una stupidaggine come quella di poco fa, o mettere su un'espressione da bambino permaloso. Feci una leggera pausa, perché ero molto seccata da quel suo comportamento e, peggio ancora, dall'atteggiamento di superiorità che aveva messo su, che rischicavo di dire cose ben peggiori di quanto pensassi. Portai le braccia lungo i fianchi, lasciai cadere la piccola pietra e ripresi. Io almeno arrivo ad otto anni. Dissi, dando voce al mio pensiero precedente. Tu a che età ti sei fermato? Lo guardai stringendo lievemente gli occhi, con un velo di rabbia che iniziava a farsi strada dentro di me. Per un sassolino del cazzo stai facendo una tragedia e dai a me della bambina. Se lo fossi davvero, come credi che avrei dovuto comportarmi per il tuo scherzo di pessimo gusto di prima, eh? Ringhiai a voce bassa. Io lo avevo stuzzicato, lui mi aveva ferita nei sentimenti per gioco, anche se solo per qualche minuto. Come? Ripetei infuriata ma senza alzare la voce. Pensaci un po' e fammi sapere, ammesso che sua eminenza il Guardiano si abbassi a ricontattarmi ed, intanto, come hai detto tu, possiamo chiuderla qui.
    E senza aspettare una risposta mi incamminai verso la città, senza voltarmi una sola volta a guardarlo. Non mi importava se decideva di chiudere la storia degli allenamenti o ben altro, io stavo cercando di crescere, di maturare, di diventare migliore e, per quanto mi avesse fatto male se avesse deciso di chiudere, non sarei stata disposta a piangere. Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse ad essere più stabile, non che mi complicasse la vita in quel modo. Continuai a ripetermelo mentre stringevo i pugni tanto da conficcarmi le unghie nei palmi ed andai avanti, lo sguardo alto sulla mia strada ed il passo sicuro.

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    [SPOILER]EQUIPAGGIAMENTO:
    CATALIZZATORE: Tatuaggio in bianco sul dorso della mano sinistra.
    CATALIZZATORE tatuato in bianco sul dorso della mano destra.
     
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    Breith
    Guardiano Shadow
    Fenrir |Stregone | Livello: 8 | Scheda


    Quando Amanda sottolineò la parola ‘sassolino’, mi resi conto che non aveva capito un tubero di quello che stavo dicendo. Alzai gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto, rassegnato. Se mi avesse lanciato una pietra enorme o mi avesse rotto un braccio per insegnarmi qualcosa, a me sarebbe andata benissimo e non mi sarei innervosito nemmeno per sbaglio. Il problema non era stata la dimensione del sasso o il dolore provato ma lo scherno in quanto tale. Mentre lei parlava io ero intento a sorprendermi di me stesso e di come avessi preso male quella faccenda. In tempi non sospetti non l’avrei comunque presa a ridere, sicuramente mi sarei offeso lo stesso, ma non di certo in quel modo. Mi sentivo davvero irritato, come se Amanda avesse toccato con violenza qualche nervo scoperto con quel suo gesto. Sapevo in cuor mio che non l’aveva fatto con l’intenzione di farmi arrabbiare e che stava solo scherzando ma lo trovavo allo stesso modo inammissibile. Il mio cervello era confuso in quel periodo, erano successe talmente tante cose in un lasso di tempo così limitato, che sentivo di stare impazzendo. Come se la mia persona non riuscisse a contenere tutte quelle novità tutte insieme, come se mi servisse un’altra persona, diversa da me, per poter sopportare tutto insieme.
    Io non mi arrabbiavo mai così, io non mi ero mai sentito dire prima di quel giorno che avevo bisogno di ridere di più, io non ero quello che si stava in quel momento rispecchiando negli occhi delusi di Amanda.
    Avrei voluto spiegarle che il problema non era ‘il sassolino del cazzo’, ma il suo gesto di derisione. Tuttavia le parole non mi uscirono e lasciai correre così, senza insistere. Mi rendevo conto che qualcosa in me non era al posto giusto da qualche giorno a questa parte. Ero così completamente perso nella mia mente cercando di capire dove fosse l’errore in me che quasi non mi accorsi che la strega, intanto, aveva deciso di andare via e tornare in città. Mi passò accanto ma non mi voltai per seguirla con gli occhi, rimasi a fissare un punto non definito davanti a me, chiedendomi cosa mi stesse succedendo e soprattutto se questo mio cambiamento avrebbe portato con sé cose positive o negative.
    Non volevo diventare come Christine o come Kàura, avevo visto grazie ad Ametista la fine che avevano fatto, soprattutto la prima. La sete di potere e di grandezza non era mai cosa buona, tuttavia io sentivo di saper distinguere chiaramente il mio volere da quello della Grande Madre. Per quanto io desiderassi la grandezza, forse, sapevo di non poter mai superare un certo livello perché sarebbe andato a turbare l’equilibrio naturale delle cose. Ma davvero il potere mi aveva già cambiato? In così poco tempo? Non avendo praticamente fatto ancora nulla di realmente significativo?
    Dopo un po’ tornai in me, quanto tempo era passato? Ore? Qualche secondo? Non ne avevo idea, fatto sta che decisi di incamminarmi verso il lago, lì mi sarei schiarito le idee sicuramente.




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